Falsi healthy food

Fai anche tu la colazione “fit” del momento con yogurt e pancake di albumi?
Ricette di questo tipo e tantissimi prodotti “healthy” recentemente stanno spopolando sia nel web che nei supermercati.

Ma quanto sono salutari davvero? Approfondiamo l’argomento in questo articolo.

Healthy food

Con prodotti “healthy” mi riferisco a quei prodotti dai packaging stile “green”, ai prodotti con claims nutrizionali o salutistiche in bella vista sulle etichette (le diciture relative alle caratteristiche nutrizionali e ai benefici sulla salute) e tutti quei prodotti che hanno l’aria (ma non la sostanza) di essere migliori di altri.

L’industria alimentare, come sempre, cavalca l’onda delle scoperte scientifiche, delle mode del momento e di ciò che viene dettato dalla diet-culture per propinarci questi prodotti. Se ci aggiungiamo un po’ di buon marketing, che l’industria alimentare non si fa mancare, facile convincerci. Se in più anche qualche professionista, o influencer, o amici/parenti ci spingono verso certe scelte alla fine non riusciamo più a distinguere un prodotto realmente di qualità da uno che semplicemente la vanta.

Infatti non sempre questi “healthy food” sono davvero degli alimenti così interessanti, anzi…forse quasi mai.

Facciamo un giro del supermercato e vediamo qualche esempio.

Al supermercato: il banco frigo

In primis lo yogurt, magro e alla frutta. Quale scelta migliore per uno spuntino salutare? Lo yogurt ha solo circa 3g di differenza di grassi (per 100g) tra intero e magro e le vitamine liposolubili in esso contenuto (A e D) vengono meglio assorbite grazie ai grassi; inoltre la frutta aggiunta è quasi sempre una preparazione a base di zucchero e frutta, con più zucchero, circa 3 cucchiaini per vasetto, che frutta.
Suona ancora così sano? Forse la scelta dovrebbe ricadere sul tanto temuto yogurt intero. Ovviamente al naturale e senza zuccheri aggiunti.
Oggi troviamo anche yogurt contro il colesterolo, yogurt con fermenti aggiunti per la regolarità intestinale, yogurt proteici: ma se ci soffermiamo a leggere gli ingredienti, vi assicuro che il migliore rimane sempre il nostro yogurt intero naturale, fatto di latte e fermenti lattici.

Un altro esempio è la novità degli ultimi anni, il re di tutte le ricette “fit” e non solo: l’albume. Perché, si sa, le galline fanno barattoli di albume in quanto il tuorlo è velenoso. L’albume che troviamo nei barattoli ovviamente è fatto con uova di galline allevate industrialmente (non cambia che siano a terra o meno), che viene poi pastorizzato. Inoltre il tuorlo contiene folati, carotenoidi, vitamine del gruppo B e la vitamina D, quindi nutrizionalmente l’albume pastorizzato non è interessante come un uovo intero, magari di galline di casa o allevate con metodo biologico.
E non è nemmeno così conveniente, neanche a livello di tempo; vorrei cronometraste il tempo di apertura barattolo con il tempo di rottura di un uovo! Non ci sono scuse, l’uovo di casa o biologico, così com’è è molto meglio.

E non vogliamo parlare del “formaggio” spalmabile dal nome noto e degli affettati di carne bianca? Alimenti promossi non solo dalle pubblicità, ma talvolta anche dalle ricette di nostri colleghi; ovvio che il messaggio veicolato è che siano prodotti sani. Ma cosa c’è di sano in un finto formaggio spalmabile e di un affettato che è più simile ad un wurstel che alla carne? Almeno i wurstel non vengono passati come alimenti sani.

E per concludere il giro nel banco frigo troviamo i burger vegetali, che essendo vegetali l’idea diffusa è che siano buoni a prescindere. Ovviamente vale sempre la regola di saper leggere gli ingredienti e non farsi abbindolare dalle idee che ci propinano. Infatti la maggior parte dei burger vegetali hanno come primo ingrediente la farina di soia ristrutturata, praticamente lo scarto di lavorazione della soia dopo la produzione di oli e lecitina. Perché mangiare un burger fatto con gli scarti? Non mi sto riferendo ai fagioli di soia e ai suoi derivati come tofu e tempeh, tutti ottimi alimenti.
Sempre nel tema vegetale ci sono alcuni prodotti vegani, tipo i “formaggi” di olio di cocco. Questi sono ricchissimi quindi di grassi saturi e non considerabili come una fonte proteica nonostante “sostituiscano” i formaggi. Ma essendo vegani si è portati a pensare che vadano bene.

Al supermercato: giro tra i reparti

Non che negli altri reparti si respiri un’aria migliore!

Per fare qualche esempio, spesso vengono considerati salutari e soprattutto indicati nelle diete ipocaloriche, le gallette, i cereali soffiati e i fiocchi di mais. Effettivamente la loro consistenza “leggera” e poco saziante ne favorisce la credenza.
In realtà soffiati, fiocchi di mais e gallette, vengono prodotti con il processo di estrusione che fa “esplodere” il chicco, rendendo facilmente disponibili gli amidi. L’indice glicemico del cereale, spesso mais e riso il cui indice è già alto, sale notevolmente. Di conseguenza nonostante siano ipocalorici possono comunque far aumentare di peso.

Anche la moda del senza glutine ha dettato delle tendenze nei reparti. Sebbene i casi di celiachia e di gluten sensitivity siano in aumento, è vero che è aumentata a dismisura anche la disinformazione rispetto al glutine e alle diete gluten-free. Perciò molte persone eliminano il glutine senza nessuna cognizione di causa. Esistono tantissimi prodotti naturalmente senza glutine, ma la gdo deve cavalcare l’onda della richiesta del senza glutine e quindi ora esistono prodotti di tutti i tipi. Nonostante negli anni siano notevolmente migliorati, molti rimangono dei prodotti ultra processati. Si possono lasciare lì a scaffale! La pasta senza glutine è uno di quegli alimenti che molte persone consumano perché la sentono più leggera. Il problema è che il picco glicemico di questa pasta è più alto ed è meno nutriente.
Se sento la pasta di frumento un po’ pesante, meglio scegliere una pasta di farro integrale o, per restare senza glutine, usare direttamente i cereali in chicco come riso, grano saraceno, miglio.

Le carote sono mute

Gli esempi potrebbero continuare pressoché all’infinito, al supermercato c’è di tutto, e tutto viene ormai riproposto in una forma un po’ più “healthy”, un po’ più “green”, un po’ più “natural”. Peccato che siano quasi sempre solo etichette e trovate pubblicitarie.

Dovremmo informarci un po’ di più, soffermarci a leggere qualche etichetta in più e soprattutto scegliere cibo vero, quello che non ha imballaggi, etichette o ingredienti, e che possiamo riconoscere cos’è a prima vista.

Come dice Pollan “il fatto che le carote siano mute non significa che non abbiano nulla da dirvi sulla vostra salute”.