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“Corpus Sanum in Mente Sana”: salute, benessere e longevità

Negli ultimi anni si parla spesso di longevità, di quali sono gli stili di vita e le scelte quotidiane che permettono di godere di ottima salute, benessere e vivere più a lungo felici.
Si è sempre pensato che per avere una “Mens sana” bisognasse avere un “Corpo sano”, ossia nutrirsi bene e fare movimento. Ma la scienza negli ultimi anni studia e sta dimostrando come la mente possa influenzare e controllare i geni, modificando i processi di invecchiamento e di infiammazione, le abilità cognitive, la memoria, l’umore, l’ansia e la depressione.

La mente pertanto se educata attraverso uno stile di vita adeguato, i giusti nutrienti emotivi, mentali e la meditazione è capace di concepire, creare e vedere bellezza e armonia ovunque, diventando pertanto consapevole. Quindi ribaltando il detto si potrebbe affermare che una mente sana porterà di conseguenza longevità, benessere e salute attraverso il prendersi cura di sé
tramite una buona alimentazione, l’esercizio fisico, una gestione positiva dello stress, coltivando relazioni sociali soddisfacenti.

Un esempio di come la mente possa venir educata, lo troviamo durante un percorso di dimagrimento o di educazione alimentare: se spostassimo l’attenzione sul benessere percepito e la soddisfazione che si prova nel nutrirsi di cibo sano come una digestione migliore, più energie, una maggior capacità di concentrazione, migliori prestazioni sportive, buon umore, sonno
ristoratore ecc..lasciando in secondo piano per un momento il risultato finale (in termini di peso raggiunto), si entrerebbe in uno stato di automotivazione intrinseca (autotelica) che si autoalimenta.
In questo modo è giusto pensare, che non siamo vittime dei nostri geni e quindi di quello che abbiamo ereditato e dello stato attuale in cui siamo (almeno non totalmente), ma artefici del nostro destino.

Leggendo il libro “Biologia della Gentilezza” di De Vivo (docente di Medicina ed Epidemiologia ad Harvard, esperta nello studio dei telomeri) e Lumera (riferimento internazionale nella pratica della meditazione) possiamo scoprire come i due autori individuino 6 pilastri del benessere che sono:

1. RELAZIONI FELICI
2. ALIMENTAZIONE
3. MEDITAZIONE
4. MOVIMENTO FISICO
5. MUSICA
6. CONTATTO CON LA NATURA

Il libro è rivoluzionario perché vuole dimostrare che, dati ed esperienze scientifiche alla mano, non è il più forte sul piano fisico, mentale ed economico ma il “più gentile” a essere maggiormente adatto al cambiamento e alla sopravvivenza su questo pianeta.
La gentilezza risulta essere la strategia evolutiva migliore per vivere a lungo, in salute e felicemente.
La gentilezza in questo caso è un valore sociale che crea senso di appartenenza, non è la semplice buona educazione. La parola “gentilezza” deriva dal latino gentilis e indica un gruppo familiare allargato, un clan di appartenenza. Pertanto essere gentili presuppone una nobiltà d’animo e un processo inclusivo in cui elementi caratteristici sono empatia, cortesia.

Tutto quello che facciamo verso gli altri in modo disinteressato, senza un tornaconto personale è gentilezza. A volte è altruismo, compassione, empatia, gratitudine e generosità. Ognuno di noi la pratica ogni giorno senza rendersene conto.

Uno studio condotto dall’Università di Harvard nel 2011 ha osservato gli effetti di un intervento di “psicologia positiva” su pazienti ospedalizzati per malattie cardiovascolari, e si è visto un netto miglioramento delle condizioni cliniche dei soggetti osservati in breve tempo.
Altri studi sono stati fatti sulla possibilità di impiegare la gentilezza come fattore di prevenzione di malattie cardiovascolari e come supporto alle terapie comportamentali per le persone affette da fobia sociale (un tipo di ansia che impedisce di stabilire normali relazioni sociali). Praticare atti di gentilezza può portare ad una riduzione dei livelli di fobia sociale, poiché le reazioni positive ricevute in conseguenza di un atto di gentilezza spingono la persona a non evitare più l’interazione
con gli altri.

Quindi essere gentile, praticare l’altruismo, vivere in modo sereno il rapporto con gli altri sono buone abitudini che ci fanno stare meglio.

1. Relazioni felici

La qualità delle Relazioni rappresenta il primo pilastro per una vita sana, felice e longeva. Le relazioni sono dei veri e propri alimenti e possono essere ricchi di nutrienti emotivi, vitali e mentali.
Diversi studi scientifici hanno dimostrato come le buone relazioni sociali rendono più felici e ci mantengono in salute.

L’esistenza di una rete sociale forte era associata ad un basso rischio di ictus e ad un maggior indice di sopravvivenza dopo la comparsa di patologie coronariche (Studio condotto alla Harvard School of Public Health su una popolazione di 32624 uomini tra i 42 e i 77 anni).
Anche coloro che praticano volontariato sembrano avere uno stato di salute migliore (Studio del 2018 svolto ad Hong Kong su 1504 adulti).

Inoltre un felice legame coniugale si è rivelato più potente nel proteggere la felicità degli anziani dai cambiamenti nello stato di salute, rispetto ai legami con altre persone.

2. Alimentazione

C’è un modo per misurare la nostra salute e la le nostre aspettative di vita? Si attraverso i telomeri. I telomeri sono strutture di DNA poste alle estremità dei cromosomi con la funzione di proteggere questi ultimi da eventuali danni e mantenere integro il materiale genetico di una cellula. Tutti nasciamo con una lunghezza dei telomeri, che nel corso della vita andrà progressivamente riducendosi. Una volta raggiunta una lunghezza critica, la cellula smette di replicarsi e va incontro alla morte cellulare. Per questo i telomeri sono un vero e proprio orologio biologico che determina la durata della vita della cellula e per estensione dell’organismo.
L’accorciamento dei telomeri però è influenzato e aggravato da fattori ambientali come il fumo, attività fisica, sedentarietà, cattiva alimentazione, obesità mentre altri atteggiamenti risultano protettivi come fare sport, dedicarsi agli altri, passeggiare nella natura e avere una buona alimentazione.

Un importante studio è stato fatto nelle Zone Blu, ossia quelle aree del mondo che presentano una singolare concentrazione di persone che vivono oltre i 100 anni d’età in perfetta salute. Hanno studiato le caratteristiche di queste persone e del loro ambiente per capire quale fosse il loro segreto per vivere sani così a lungo. Le Zone Blu sono 5: Sardegna, Ikaria (Grecia); Okinawa (Giappone), Nicoya (Costa Rica) e la Comunità religiosa degli Avventisti (California, USA). Le ricerche hanno dimostrato che oltre ad un’ importante componente genetica, uno dei fattori ambientali più significativi è l’alimentazione: essa è ricca di antiossidanti e sostanze che riducono l’infiammazione e lo stress ossidativo, tutti processi che accelerano il logoramento dei telomeri.
Queste sostanze così protettive per il nostro organismo, le troviamo nei cibi di origine vegetale: frutta, verdura, legumi, cereali, frutta secca e semi.

La Dieta Mediterranea tradizionale presente in Italia, Grecia e Spagna (anni 1960), oggi Patrimonio dell’Unesco,  prevedeva un alto consumo di cibi vegetali, una moderata assunzione di olio di oliva e un marginale apporto di carni, latticini e grassi saturi. Questo stile alimentare sembrerebbe essere pertanto uno dei motivi che spiegano questa singolare longevità in alcune delle Zone Blu studiate.

Infine uno studio del 2018 tratto dal NHANES ha dimostrato come le fibre svolgano un ruolo di protezione nei confronti dei telomeri.

3. Meditazione

Per meditazione si intende annullare qualsiasi attività mentale (pensieri, idee, riflessioni, analisi, impressioni, giudizi, definizioni, pregiudizi, considerazioni..) La meditazione è uno stato di coscienza che si realizza quando rimane nella mente solo pura consapevolezza di essere.
La scienza moderna ha confermato come la meditazione mantiene sani mente e corpo, aiuta a prevenire le malattie e sviluppare relazioni significative e migliora le prestazioni in praticamente qualsiasi attività.
Sono stati osservati e confrontati 19 diversi studi sulla correlazione fra meditazione e lunghezza dei telomeri. Si è visto come tali pratiche riescano ad influenzare i meccanismi dello stress sia in episodi acuti che nelle manifestazioni croniche.
Un articolo del 2015 pubblicato sul “Journal of Alzheimer Disease” dal ricercatore Khalsa, ha confrontato i risultati di vari studi sulla correlazione della meditazione nella prevenzione di malattie croniche come quelle neurologiche. In particolare Khalsa si è concentrato sugli effetti di una tecnica meditativa (Kirtan Kriya) che è semplice e richiede appena 12 minuti al giorno. La pratica è stata impiegata con successo per incrementare la memoria in studi su persone affette da declino
cognitivo o molto stressate considerate a rischio Alzheimer.
Importanti risultati sono stati raccolti anche con altre tipologie di disturbi come colon irritabile, psoriasi, fibromialgia, ansia, disturbo da stress post-traumatico e depressione.

4. Movimento fisico

Attività fisica moderata o intensa è associata a telomeri più lunghi indipendentemente dall’indice di massa corporea (IMC).
Le attività che si sono dimostrate efficaci, per migliorare il benessere e vivere più a lungo, sono: jogging, l’arrampicata in montagna, la camminata, danzare e lunghe sessioni di yoga. Ma anche il nuoto, tai-chi e l’allenamento di forza.

5. Musica

La musica è in grado di potenziare le nostre reti neurali, abbassare la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca, ridurre la concentrazione di ormoni dello stress e indicatori di infiammazione nel sangue, dare sollievo al dolore, aiutare a mitigare le conseguenze di infarto e ictus.
Uno studio del 2016 dell’Università di Bochum ha cercato di capire tra i generi musicali quale potesse avere un effetto positivo sulla salute del cuore. E’ emerso che la musica classica aveva un effetto benefico sia sulla frequenza cardiaca che sulla pressione sanguigna.
Un altro studio interessante è stato condotto dal neurologo Gottfried Schlaug, che da molti anni utilizza come terapie la musica per trattare il recupero di funzioni cerebrali in persone colpite da icuts. Queste persone hanno subito un danno nella sfera della parola, pertanto non sono in grado di parlare, ma riescono a cantare o articolare suoni. Questo perché l’area deputata alla parola e al linguaggio si trova nella metà sinistra del cervello, mentre nella destra è situata l’area che si occupa della modulazione dei suoni. Pazienti stimolati quindi con opportune terapie, sono riusciti ad utilizzare la musica e i suoni per formulare parole e frasi e tornare gradualmente ad esprimersi.

6. Contatto con la Natura

“Gli insetti sono la base strutturale e funzionale della maggior parte degli ecosistemi del pianeta. Se domattina si estinguessero le api in meno di 50 anni andremmo incontro ad un fenomeno di estinzione globale. Al contrario, se domattina si estinguesse l’essere umano in meno di 50 anni la vita sulla terra rifiorirebbe”.
Il contatto con la natura guarisce, riduce lo stress, la rabbia, la paura, è una cura per ansia e depressione, stimola emozioni positive, riduce la pressione sanguigna, il battito cardiaco e le tensioni muscolari.
Diversi studi hanno dimostrato come le persone che vivono in aree con una maggiore presenza di verde abbiano un tasso di mortalità più basso del 12% rispetto a chi vive in aree cementificate.
Anche i telomeri sembrano risentire positivamente del contatto con la natura; i telomeri delle persone che vivono in città, con poche aree verdi, sono più corti.

Ma quale è la durata ottimale di questo contatto con la natura affinché sia sufficiente a stimolare riposte positive da parte del nostro organismo? Uno studio ha coinvolto 19.806 persone in Inghilterra, ed è emerso che trascorrere almeno 120 minuti a settimana nel verde aumenta i vari indicatori di buona salute, non soltanto per la salubrità dell’ambiente ma anche per la maggiore probabilità di svolgere attività fisica.
Un altro studio ha dimostrato effetti benefici anche nei bambini di 7 anni: avere degli spazi verdi entro 800 metri da scuola, era associato ad una riduzione di vari indicatori di stress. La salute dei bambini è risultata migliorata dal contatto con il verde, segno di una capacità della natura di “fortificarci” fin dall’infanzia.
Infine hanno studiato l’effetto benefico di lunga durata per chi vive abitualmente in mezzo alla natura; queste persone presentano una maggiore quantità di materia grigia in diverse aree del cervello legate alla memoria, all’attenzione e varie altre funzioni cognitive.
Se riflettiamo su questi risultati e pensiamo che per milioni di anni abbiamo vissuto fra gli alberi e i fiori, non è strano scoprire oggi che allontanarcene può danneggiarci, minando la nostra salute e rendendoci più fragili.

“Un pianeta migliore è un sogno, che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare
sé stesso. Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo” Mahatma Gandhi