Dicembre 2, 2019 / Articoli
Le api e i prodotti dell’alveare: il polline
tratto dal sito del supermercato biologico Spiga d’oro www.spigadoro.org
Parte 1
“ Impara la biologia dell’ape e fanne buon uso” Indirizzato agli apicoltori da Paolo Faccioli (tecnico e apicoltore esperto, consulente apistico, autore di testi di settore) dalle pagine della rivista “L’Apis”, questo monito può rivelarsi utile anche per noi: un po’ di conoscenza in più sui cicli vitali dell’ape è di aiuto per una riflessione consapevole al momento dell’acquisto di un prodotto dell’alveare. Soprattutto in questo periodo storico si ha coscienza dell’importanza del rapporto tra mondo vegetale e mondo animale, rapporto che da milioni di anni custodisce la vita sulla terra. Mai come ora però, l’esistenza delle api è messa in pericolo da vari fattori tra cui cambiamenti climatici, inquinamento ambientale e antropizzazione. Questa situazione rende vitale saper rispettare il delicato equilibrio del superorganismo alveare: da qui la necessità di proporre, oltre alle proprietà nutrizionali, anche qualche notizia circa la produzione di polline, pappa reale e propoli da parte delle api e la funzione di queste sostanze per la vita dell’alveare.
Produzione e funzione del polline nell’ organismo alveare
Il polline è la via riproduttiva maschile delle specie vegetali più evolute che adottano un’impollinazione operata dagli insetti (entomofila) per fecondare i gameti femminili. Le api sono tra i principali agenti di questo processo. Le bottinatrici, allevate a 36° anziché 33° come le compagne , possiedono migliori capacità di apprendimento e memoria per poter trasmettere alle colleghe nell’alveare, attraverso codici tattili e chimici, la posizione del campo migliore da bottinare . Lasciano il nido solo in tarda età per il primo volo nel mondo esterno dopo aver praticato tutte le altre attività di operaie nell’alveare, sono api esperte (“Il Ronzio delle api”, Tautz). Le bottinatrici specializzate in raccolta di nettare, terminata la visita di un fiore, hanno testa e corpo ricoperti di polline (usano varie tecniche per imbrattarsene a seconda della strategia di stoccaggio del polline nel fiore, ma sempre in maniera garbata), prima di passare al fiore successivo si spazzolano con le zampe dotate di piccoli pettini, inumidiscono il polline con il contenuto di nettare portato da casa nella borsa melaria (solo il 15% delle bottinatrici raccoglie sia nettare che polline),e lo passano con il lavoro di spazzole e pettini presenti sulle tre paia di zampette e riducendolo in pallottoline, nelle cestelle poste sulle zampette posteriori. Al ritorno nell’alveare, il polline viene scaricato con l’aiuto di colleghe operaie che lo pigiano con la testina nelle cellette apposite del favo e lo ricoprono con uno strato di miele. La temperatura a 36°dell’alveare ed i fermenti lattici e lieviti che le api vi inoculeranno (allevati nel nettare deposto in cellette vicine a quelle del polline), modificheranno chimicamente il polline che sarà così protetto da putrefazioni batteriche e predigerito . Diventerà nutrimento per le larve di fuchi e operaie dal terzo giorno di vita (fino ad allora nutrite con pappa reale) e per le giovani nutrici. Questo prodotto finale è l’unico nutrimento proteico della covata; dalla quantità e dalla qualità del polline dipende la salute di tutto l’organismo alveare (Di Pasquale et al, 2013; Li et al 2014), prende anche il nome di pane d’api. Un mese di voli intensi per 1 cucchiaino di polline: il lavoro di raccolta è molto faticoso per le api, e può capitare di vederle, per la stanchezza, addormentate su un fiore (“Il ronzio delle api”, Tautz).
Tecniche di raccolta
In genere il polline viene sottratto alle api con speciali trappole al momento del ritorno all’alveare dopo la raccolta, prima di essere stipato nelle cellette. Esistono vari modelli di trappole, il principio su cui si basano è quello di costringere le api ad attraversare una griglia provvista di fori, calcolati in modo che permettano il passaggio dell’ape provocando però il distacco di una certa quantità di pallottole di polline appese alle cestelle delle zampe posteriori. Vengono posizionate nel momento di maggior raccolto. Sotto la trappola è collocato un cassetto, in materiale atto all’uso alimentare, che raccoglie il polline che verrà prelevato periodicamente dall’apicoltore. Con il tempo le api imparano a trasportare minori quantità di polline per passare indenni dai fori. Le trappole prevedono l’inserimento di fori più grandi per il passaggio dei fuchi (gli individui maschili sono più grandi delle operaie) che rimarrebbero altrimenti chiusi all’interno dell’arnia. Spesso le bottinatrici imparano a servirsi di questi fori per non farsi predare il polline; l’apicultore interviene allora chiudendo alternativamente i fori per disorientare le bottinatrici e dissuaderle dall’uso di quei passaggi. In genere le griglie vengono costruite in modo che trattengano solo il 20% del polline trasportato per non minare la salute della covata e della colonia stessa. Può accadere che, in famiglie molto popolate, il posizionamento di trappole che spostano la posizione del foro di entrata disorienti le bottinatrici che si accalcheranno davanti al vecchio foro di entrata chiuso, andando incontro a fenomeni di asfissia (Tratto da “Le Api”, quarta edizione, Alberto Contessi, edagricole). Il polline raccolto con le trappole è ricco di impurità: zampette, ali, frammenti di api, uova, larve delle tarme della cera e altro. Per la pulizia si ricorrere alla vagliatura con strumenti appositi.
Aspetto, composizione chimica, proprietà ed usi
Il polline che troviamo in commercio è quello raccolto e lavorato dalle api prima di essere stivato nelle cellette, ha l’aspetto di piccole palline granulose di consistenza morbida e profumo dolce e aromatico, il colore varia dal giallo all’aranciato secondo le specie floreali bottinate. Addizionato di nettare e saliva delle api , il suo assetto chimico cambia e si arricchisce. Non è possibile conoscerne l’esatta composizione , i dati quindi sono indicativi. L’acqua è presente per un 8%-15%, nel polline fresco, in quello commerciale disidratato per il 4%/8%. Il polline fresco, vero concentrato di proteine, presenti per circa il 15%/30%, contiene un’elevata percentuale di aminoacidi essenziali per l’uomo e molto importante è la presenza del triptofano (unitamente alla fenalanina contribuisce a ridurre depressione e ansia), contiene il 35/40% di glucidi (fruttosio e glucosio in particolare), le sostanze grasse sono presenti con una media del 5% e maggiormente rappresentate da mono e di-trigliceridi degli acidi grassi e piccole quantità di acidi grassi costituite per il 70 % circa da acidi grassi insaturi utili per il benessere dell’organismo ( più rappresentati sono linoleico,oleico,arachidonico e palmitico) (Campos et al.2008), si rinvengono numerose vitamine di cui le più importanti appartengono al gruppo B, ben rappresentati i sali minerali (potassio, fosforo, magnesio, calcio, silicio, manganese, ferro sodio, cromo e zinco), presente fibra grezza tra il 7% e il 20%, tra le altre sostanze troviamo acidi nucleici, auxine e altri fattori di crescita, antibiotici, composti antiossidanti, oli essenziali, glucosidi tra cui rutina , sostanze polifenoliche. Queste ultime destano interesse perché studi epidemiologici hanno mostrato una correlazione tra aumento del consumo di composti fenolici antiossidanti e ridotto rischio di malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro (D’Ascenzi 2015). Il polline appena raccolto va conservato in frigorifero a 4°-5°. Una volta sottoposto a cernita e ripulito ,se venduto fresco, va però conservato a questa temperatura anche dopo il confezionamento e l’etichetta dovrà riportare il giorno della scadenza; l’acquirente di questo polline fresco dovrà mantenerlo a tale temperatura. Il polline che viene venduto surgelato ha il vantaggio, oltre il veder conservate le proprietà biologiche e nutrizionali, di mantenere anche quelle organolettiche come l’aroma; è da considerare poi che la surgelazione elimina eventuali larve e uova di insetto. Il polline venduto essiccato deve essere conservato nei recipienti ermetici il più possibile all’asciutto, normalmente l’essiccazione uccide le larve di insetti dannosi ma non le uova che possono però essere state eliminate da una buona vagliatura (la pulizia iniziale).
Completezza, complessità dei suoi componenti e tradizione medica popolare fanno del polline un alimento che può aiutare nella cura di diverse condizioni (anemia, fragilità capillare, astenia, depressione, reumatismi, varici) e lo si descrive come un adattogeno per migliorare la risposta dell’organismo ad eventi stressanti. Numerose persone per affrontare determinati malesseri, adottano rimedi naturali tra cui il polline ha cominciato, in questi ultimi anni, ad occupare un posto di rilievo passando da rimedio di produzione e consumo strettamente domestici, a prodotto di uso ampio e variegato. Gli studi sul polline come alimento sono quindi recenti (Paolo Faccioli, “Mieliditalia” blog di UNAAPI). Si pensa che possa essere utile come stimolante sia del metabolismo che dell’attività anabolica (Salles et al.2014), i nutrienti di polline monoflorale sono stati studiati per la loro attività antiossidante e antibiotica (“Antioxidant and antimicrobical properties in monofloral bee pollen”, Fatkova, Mirslava, Strieik et al.). Sono molti gli autori che riconoscono al polline un aiuto per le prime fasi digestive e di assorbimento intestinale di alimenti, e una sua azione protettiva dell’apparato vascolare. Nonostante gli studi non esistono però evidenze cliniche che ne riconoscano l’efficacia. Una regola essenziale prima di usare il polline è quella di consigliarsi con il proprio medico o nutrizionista di fiducia soprattutto nel caso in cui siano presenti allergie.
Purtroppo il polline è contaminato da numerosi pesticidi
Cito i risultati di uno studio (2018) che ha analizzato 554 campioni di polline raccolto dalle api in Italia nel corso di 3 anni. Il 62 % dei campioni conteneva almeno un pesticida, il 38% era contaminato da almeno 2. Nell’1% dei campioni sono stati trovati 7 pesticidi insieme! I limiti massimi di contaminazione sono stati superati nel 39 % delle analisi svolte, e il 13% dei 53 apiari studiati è stato contaminato con quantità di pesticida oltre la soglia di sicurezza per le api. L’insetticida Chlorpyrifos è stato quello più comunemente trovato (30%), e il neonicotinoide Imidacloprid è quello che ha prodotto maggior rischio per le api. E’ stato scoperto che il polline raccolto conteneva pesticidi illegali il cui uso è vietato da anni! I risultati mostrano chiaramente che i pesticidi sono nell’ambiente in quantità elevate e inaspettate: le contaminazioni sono multiple, enorme la quantità di pesticidi trovati(anche illegali), l’avvelenamento è diffuso con conseguente declino dell’ambiente e degli animali (Tosi, Costa, Vesco, Quaglia, G and Guido-2 018 “A 3-year survey of italian honey bee-collected pollen reveals widespread contamination by agricultural pesticides”.Studio pubblicato su “Science of the Total Environment”).