Turismo responsabile

Come la maggior parte di voi anche io durante l’estate sono fuggita al mare qualche giorno in cerca di relax, sole e bagnetti rinfrescanti. Di certo rimanendo nel Nord Italia non mi aspettavo una bianca spiaggia e un’acqua cristallina, ma devo dire che non immaginavo nemmeno di trovare ancora rifiuti in spiaggia. Siamo nel 2018 e pensavo (o meglio speravo) che la coscienza collettiva avesse fatto passi da gigante, soprattutto adesso che va così di moda essere “Green”. E invece… ancora vedo bottigliette di plastica, sacchetti, lattine, persone che con non curanza gettano mozziconi di sigaretta sulla sabbia, cestini che trasbordano di spazzatura…

Così ho pensato di condividere con voi lettori questa mia riflessione di fine estate (purtroppo).

Tanto per cominciare mi sono chiesta come possiamo lamentarci del prezzo dei sacchetti biodegradabili al supermercato pur sapendo quanto sia una piaga l’eccesso di plastica mondiale. In ogni caso, la soluzione è semplice: se non si vuole pagare il sacchetto biodegradabile si può benissimo fare la spesa con borsette in tessuto riutilizzabili.

È davvero difficile stimare quanta plastica abbiamo gettato in mare, la maggior parte dei rapporti parla di milioni di tonnellate e per rendercene conto basta guardare la foto della più grande isola di plastica formatasi nel pacifico (Great Pacific Garbage Patch) o le “onde di spazzatura” nelle Filippine https://www.youtube.com/watch?v=a0ANUJ1IRpU

Great Pacific Patch – foto da https://phys.org/news/2018-03-pacific-plastic-dump-larger.html 

Il mediterraneo ovviamente non è esente, essendo una meta turistica gettonatissima. Greenpeace quest’anno ha monitorato diverse spiagge italiane e ha appurato che la maggior parte dei rifiuti è composta di plastica. Inoltre l’80% di questa plastica proviene da famosissimi marchi commerciali (qui il rapporto: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2018/plastic/Stessa_spiaggia_stessa_plastica_def.pdf).

Per non parlare del problema delle microplastiche, plastiche di dimensioni inferiori a 5mm che sono ormai onnipresenti e vengono inghiottite da pesci e altre creature marine. Questi frammenti derivano dalla degradazione di oggetti in plastica più grandi (già, perché la plastica non si biodegrada scomparendo nell’ambiente, ma semplicemente si rompe in pezzettini talmente piccoli che diventano invisibili all’occhio umano e che finiscono nelle pance di pesci e creature marine). In pratica le microplastiche sono entrate a far parte della nostra catena alimentare! E più il pesce è grande e più ne contiene (oltre ad altre sostanze inquinanti e metalli pesanti). Per un consumo di pesce più sostenibile si veda l’articolo: https://www.nutrizionistiperlambiente.org/2017/03/pesce-sostenibile/.

In parte la responsabilità è del consumatore che dovrebbe essere più attento (quello che già facciamo ancora non basta, o meglio, non basta se lo fanno solo poche persone), soprattutto durante le vacanze, periodo in cui ci vogliamo rilassare e tendiamo a lasciar andare anche i buoni comportamenti che magari teniamo durante l’anno. Attenzione quindi a non usare bottigliette di plastica per l’acqua ma piuttosto a portare con sé delle borracce in vetro o alluminio. Per i pranzi frugali in spiaggia possiamo portare delle vaschette riutilizzabili, meglio se in vetro (ad esempio per insalate di riso, macedonie, pasta fredda, insalatone) e dei sacchetti biodegradabili o di carta per i panini piuttosto che quelli in plastica (la carta si ricicla più facilmente). Al bando anche piattini, bicchieri e forchette di plastica! Esistono alternative compostabili oppure, se ad esempio siamo in famiglia, possiamo acquistare dei kit da campeggio che si possono lavare e riutilizzare.

Evitate anche di usare dentifrici con le microsfere (sono microplastiche) e lenti a contatto quando fate il bagno. Anche i cotton fioc sono ai primi posti nella classifica degli inquinanti marini. Al loro posto si possono pulire le orecchie con spruzzini di acqua e sale. I mozziconi di sigaretta vanno rigorosamente gettati negli appositi cestini (ma se smettete di fumare è meglio!).

Ricordo anche che la plastica rilascia sostanze dannose come il Bisfenolo A (BPA) e gli ftalati, entrambi interferenti endocrini che influiscono sulla fertilità, sul funzionamento della tiroide e aumentano il rischio di cancro, per cui evitandola facciamo guadagnare salute all’ambiente ma anche a noi stessi e soprattutto ai bambini. Meglio usare vaschette in vetro ed evitare quindi anche le pellicole e carte da forno. Fortunatamente iniziano a comparire sul mercato diverse alternative vegetali e biodegradabili, come queste: https://abeego.com/ e https://www.shopetee.com/ .

Nel nostro piccolo possiamo fare molto, ma una grande responsabilità ce l’hanno anche le aziende (piccole e soprattutto grandi) e gli stati. A mio avviso mancano regole ferree per proteggere l’ambiente e giusti incentivi, ma soprattutto i grandi colossi commerciali sono poco propensi all’adozione di pratiche ambientaliste (la plastica è molto economica!). Per cambiare questa mentalità l’unico modo è quello di far sapere alle aziende cosa vogliono i consumatori. Se il consumatore è consapevole, smette di acquistare plastica e prodotti con imballaggi, l’azienda sarà costretta a rivedere le sue priorità.

Le piccole aziende invece possono dare il loro contributo incentivando il più possibile le produzioni locali e spiegando al consumatore il valore di questi prodotti. Possiamo prendere come esempio un ristorante sul mare: nei ristoranti di pesce troviamo sempre almeno un piatto con tonno, gamberi e gamberetti, una grigliata mista, probabilmente con orata e branzini, spesso anche con pesce spada. Un’idea per un turismo più responsabile potrebbe essere quella (che ho già visto applicare in qualche ristorantino) di proporre un “pescato del giorno” con pesce locale, fresco, pescato con metodo sostenibile e di piccola taglia. Purtroppo questi pesci locali e di stagione hanno nomi sconosciuti ai più e un costo ridotto per questo il consumatore potrebbe pensare che la qualità sia inferiore. In questo caso diventa fondamentale la spiegazione esaustiva da parte del personale oppure scritta brevemente nel menù in modo da dare il giusto valore ad un piatto davvero ricco, non solo dal punto di vista nutrizionale.  

Per concludere, ricordo che il turismo è uno dei principali responsabili delle emissioni di CO2 (basti pensare agli aerei e alle navi da crociera, agli sprechi dei turisti, ai milioni di automobili che si spostano per la vacanza, ecc.). Chiaramente non è pensabile smettere completamente di usare questi mezzi, ma con una coscienza nuova possiamo comunque ridurli il più possibile andando di più in bicicletta o a piedi una volta raggiunta la meta oppure dividendo l’auto con più persone. Possiamo anche fare attenzione a non sprecare troppo cibo, a non far lavare gli asciugamani tutti i giorni in hotel (ha un grande consumo d’acqua), possiamo portare con noi saponi biodegradabili invece che utilizzare i campioncini degli hotel, acquistare nei mercatini locali piuttosto che al supermercato e se possibile scegliere mete ecosostenibili, basterà una veloce ricerca online per trovare moltissime alternative!

Dott.ssa Alice Peltran

 

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