Ottobre 3, 2016 / Articoli
Nutrizione, ambiente e….fertilityday
Il 22 settembre c’è stato il primo fertility day promosso dal ministero della salute, diventato “famoso” più per le locandine e gli slogan sessisti e razzisti, su cui eviterei di soffermarmi, che per quello che dovrebbe essere il vero scopo di tale giornata, ossia la diffusione di corretta informazione su salute e fertilità.
Noi di nutrizionisti per l’ambiente non potevamo quindi sorvolare su un tema tanto sentito, soprattutto considerando l’importanza che riveste lo stile di vita per la prevenzione dell’infertilità.
Innanzitutto quando si parla di infertilità? L’infertilità viene definita dall’OMS come l’incapacità da parte di una coppia di concepire dopo 12 mesi o più di rapporti non protetti, e non si riferisce ad una condizione assoluta come la sterilità. È ormai noto che è un problema diffuso e in aumento: i dati ISTAT riportano 60-80 mila casi all’anno, circa 20-25% delle 300.000 nuove unioni. L’OMS parla 15-20% di coppie infertili nei paesi industriali avanzati.
Le cause possono essere tra le più svariate: talvolta la causa è sconosciuta, a volte può essere dovuta ad alcune patologie, come l’endometriosi o la sindrome da ovaio policistico (patologie che riguardano fino al 20% di donne in età fertile), malattie infettive sessualmente trasmissibili, celiachia e altre patologie autoimmuni che sembrano essere correlate con infertilità o aumento della probabilità di aborti spontanei soprattutto se non diagnosticate o non curate, ma vi sono anche diverse abitudini scorrette che possono concorrere a causare infertilità. Nello stile di vita infatti vi sono fattori di rischio modificabili: fumo (è stato stimato che circa il 13% dell’infertilità femminile può essere causato dal fumo, ma non è inferiore la percentuale maschile), alcol, dieta scorretta e sbilanciata, obesità o eccessiva magrezza (causa di circa il 12% dell’infertilità), sedentarietà ed eccessiva attività fisica, le elevate temperature per l’uomo (l’abitudine di tenere il pc sulle gambe cosi come quella di fare spesso saune o bagni caldi può portare ad aumento della tempertura scrotale e diminuire drasticamente gli spermatozoi per numero e motilità), lo stress e non da ultimo alcuni inquinanti ambientali, in particolare gli interferenti endocrini.
Ne consegue che mantenersi al giusto peso, avere una dieta corretta, bilanciata e sana, e fare attività fisica (senza eccedere), può sicuramente contribuire a preservare la fertilità.
In che modo può aiutare l’alimentazione? Fornendo micro e macronutrienti necessari per mantenere in salute l’apparato riproduttivo maschile e femminile. Vitamine come la vitamina D necessaria per aiutare la formazione degli ormoni sessuali, la vitamina E che aiuta a migliorare la salute degli spematozoi e la loro motilità, il Coenzima Q10 che mantiene la salute dell’ovulo e degli spermatozoi, la vitamina C e l’acido lipoico i quali migliorano i livelli ormonali nelle donne, migliorano la qualità dello sperma e sono potenti antiossidanti e proteggono spermatozoi e ovuli dai danni causati dai radicali liberi, le vitamine del gruppo B che aiutano come regolatori ormonali, e l’acido folico che si sa esser fondamentale in gravidanza e andrebbe integrato già prima del concepimento. E poi minerali come ferro, selenio, zinco, utili per la donna, e fondamentali nell’uomo per mantenere una buona qualità dello sperma. Non meno importanti i grassi, necessari per la produzione degli ormoni e la loro funzionalità, a partire dagli acidi grassi Omega-3, che aiutano a regolare gli ormoni e a promuovere l’ovulazione, fino al tanto temuto colesterolo, che in realtà è il precursore di tutti gli ormoni, incluso il progesterone. Anche le proteine rivestono un ruolo importante per la fertilità, e vanno assunte quotidianamente anche da fonti vegetali. La fibra riveste un ruolo importante, per tenere una corretta funzionalità intestinale e come spazzino per l’eccesso di estrogeni o di xeno-ormoni. Inoltre consumare alimenti integrali e ricchi di fibra ed evitare zuccheri e prodotti raffinati riduce la possibilità di sviluppare insulino-resistenza, causa di infertilità e aborti spontanei.
Tra gli alimenti che più compromettono la fertilità troviamo gli alimenti raffinati, gli zuccheri, la caffeina, gli acidi grassi trans, e di conseguenza la maggior parte degli alimenti confezionati, poveri di tutti i nutrienti necessari citati sopra.
Frutta e verdura, cereali integrali, fonti proteiche come i legumi, le uova, il pesce, la frutta secca fonte di proteine e grassi, l’avocado, l’olio extravergine di oliva; questi gli alimenti densamente nutrienti da portare in tavola per migliorare la fertilità. Non solo; una sana alimentazione permette di mantenersi in salute in generale, fornisce energia e soprattutto migliora l’umore, spesso compromesso in caso di ripetuti tentativi di concepimento non andati a buon fine.
Non tralasciamo l’influenza dei fattori ambientali. Come dice il termine “interferenti endocrini”, queste sostanze interferiscono con il nostro sistema endocrino; nel caso d’interesse interagiscono con gli ormoni sessuali esercitando un azione estrogeno- o androgenosimile, o antagonizzando questi ormoni. Nella donna i disruptori endocrini influenzano la funzione ovarica tramite due meccanismi: alterando la disponibilità degli ormoni ovarici, e alterando il legame o l’attività dell’ormone a livello del recettore, impedendone quindi la funzionalità. Possono quindi portare a disfunzioni ovulatorie, infertilità e sembrano anche essere responsabili dell’aumentata prevalenza di cancro al seno; l’esposizione a interferenti endocrini contribuisce per almeno il 20% all’incidenza di malattie riproduttive, tra le quali l’endometriosi e l’infertilità maschile. Quali sono questi disruptori endocrini e dove li troviamo? Sono un ampio gruppo di sostanze chimiche: contaminanti ambientali, pesticidi, antiparassitari, alcuni metalli pesanti, e farmaci ad azione ormone-simile, sostanze plastiche (BPA, ftalati), diossina, bifenili policlorurati e idrocarburi policlici aromatici (ad es. benzopirene), chimici contenuti in plastiche o scatole metalliche usate anche per la conservazione di alimenti. Verrebbe da dire sostanze ubiquitarie: sono in quello che mangiamo (se ci riferiamo ad alimenti trattati), nei contenitori e nelle plastiche in cui vengono conservati gli alimenti, in alcuni farmaci, nell’inquinamento che respiriamo… L’attenzione dovrà assolutamente essere posta anche alla qualità degli alimenti e il primo passo diventerà scegliere alimenti non trattati, di stagione e a km 0. Ma non essendo sempre facile tenersi alla larga da queste sostanze, possiamo aiutarci con alimenti “disintossicanti”: alimenti naturalmente ricchi di fibra, la quale aiuta a eliminare le tossine, vegetali ricchi di antiossidanti, le crucifere, in particolare broccoli e germogli che contengono sostanze come indolo-3-acetato, indolo-3-carbinolo e diindolimetano e altri componenti solforati come sulforafano e isotiocianati, le quali potenziano la capacità del fegato di rendere solubili gli estrogeni e quindi più facilmente eliminabili, le alghe blu-verdi come spirulina e clorella (che contengono anche vitamine, minerali, clorofilla e aminoacidi), la curcuma, e gli acidi organici, come alcuni acidi della frutta e degli alimenti fermentati, che aiutano fegato e intestino a sviluppare capacità di smaltimento di queste sostanze estrogeniche indesiderate.