Maggio 2, 2016 / Articoli
Tumori: Antiossidanti e integratori, si o no?
Gli antiossidanti sono conosciuti per essere sostanze in grado di proteggerci dalle malattie, di ritardare l’invecchiamento cellulare e di difenderci dal cancro. Ma negli ultimi anni sono comparsi studi che sembrano ridimensionare quest’ultimo punto: alcuni di questi suggeriscono che gli antiossidanti, nel paziente malato di tumore, potrebbero favorire le cellule tumorali anziché il contrario (Studio EPIC, Nagel G. – 2010). Questo effetto paradossale potrebbe essere dovuto al fatto che nei soggetti in cui un tumore è già iniziato, gli antiossidanti aiutano le cellule cancerose a difendersi dai danni dei radicali liberi come fanno con le cellule sane.
Queste scoperte hanno lasciato perplessi in molti perché è diffusa la convinzione che gli antiossidanti dovrebbero diminuire l’avanzata del cancro, neutralizzando i radicali liberi che danneggiano le cellule e causano o alimentano i tumori.
Va detto che resta invariata la concezione secondo cui gli antiossidanti possano impedire danni al DNA e con ciò ostacolare l’insorgenza dei tumori nella popolazione sana, ma una volta che il tumore è iniziato potrebbero facilitare il comportamento maligno delle cellule tumorali. Ad esempio, i centrifugati, che apportano grandi dosi di antiossidanti, sembrerebbero incredibilmente da sconsigliare ai malati di cancro, come evidenzia il Prof. Berrino nel suo libro “Il Cibo dell’Uomo”: “togliere la parte della scorza (è quello che succede nel meccanismo di centrifugazione. N.d.r.) comporterebbe un’assorbimento eccessivo di zuccheri semplici e di sostanze antiossidanti a discapito delle sostanze protettive come le fibre”, ma in questo caso si parla per l’appunto di cibi “non integri”, ovvero privi della componente fibrosa della buccia che, quando i frutti provengono da coltivazione biologica o biodinamica, può essere ingerita più tranquillamente.
Altri studi condotti sui topi, nei quali sono state trapiantate cellule colpite da melanoma, hanno mostrato che ad accelerare il percorso di formazione delle metastasi e di conseguenza a ridurre la prospettiva di vita dei pazienti, è stata la somministrazione di integratori alimentari contenenti antiossidanti, e non tanto il consumo di alimenti normalmente ricchi di antiossidanti (Le Gall K., Science Trans Med, 2015).
E’ il caso quindi di dire che chi ha un’alimentazione varia, ricca soprattutto di vegetali in base alla loro stagione di comparsa e a Km 0, presenta un rischio ridotto di ammalarsi, qualunque sia la predisposizione genetica di un individuo. In una dieta equilibrata e con una quota vegetale consistente, ci sono tutte le vitamine e i sali minerali di cui il nostro organismo ha bisogno, senza la necessità di dover ricorrere a integrazioni o a mode del momento. E’ stata proprio l’azione benefica di frutta e verdura a spingere moltissimi gruppi di ricerca a verificare se lo stesso risultato si poteva ottenere somministrando vitamine e altre sostanze antiossidanti sotto forma di integratori. I risultati della maggior parte di queste ricerche hanno deluso chi sperava di sopperire con una pillola a un’alimentazione poco sana: non solo l’effetto non è altrettanto benefico, proprio perchè sono i “cibi vivi” a portare i benefici delle sostanze naturalmente contenute in essi, ma in molti casi si è rivelato controproducente, aumentando, invece di diminuire, il rischio di sviluppare alcuni tumori.
La ragione del perchè gli integratori vitaminici non portino lo stesso beneficio degli alimenti sarebbe da ricercare nell‘azione sinergica delle varie sostanze e non nell’azione della singola vitamina. Basti far riferimento a uno studio del ’94 (Studio ATBC – Alfa-tocoferolo, beta-carotene), di cui parla anche l’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), che aveva concluso che grandi dosi giornaliere dell’antiossidante beta-carotene aumentavano del 18% il rischio di cancro del polmone nei fumatori di sesso maschile e un altro del 1996 era stato interrotto prematuramente dopo che i ricercatori avevano scoperto che alte dosi di beta-carotene e di retinolo, una particolare forma di vitamina A, aumentavano il rischio di cancro ai polmoni del 28% nei fumatori e nei lavoratori esposti all’amianto: la metà di essi avrebbe assunto quotidianamente una dose di 25 mg di b-carotene e l’altra metà una pillola identica ma senza il principio attivo, in sostanza un placebo. L’esito fu che l’incidenza del cancro al polmone aumentò di circa il 18% in chi assumeva b-carotene. Tuttavia gli individui del gruppo di controllo evidenziarono che chi aveva livelli di b-carotene più bassi nel sangue si ammalava di più di cancro del polmone: questo confermò che una dieta ricca di alimenti contenenti b-carotoene era protettiva, ma va considerato che la dieta fornisce migliaia di altre sostanze che cooperano per costruire un ambiente protettivo.
Alla luce di queste osservazioni, i maggiori esperti oggi invitano a puntare su un’alimentazione “viva” e variata piuttosto che sull’acquisto di questi prodotti che al massimo possono rappresentare un plus ma non di certo una soluzione a una alimentazione sregolata.
Uno studio del National Health and Nutrition Examination Survey ( NHANES ), effettuato dal 2003 al 2006, ha mostrato che la metà degli adulti statunitensi utilizza uno o più integratori alimentari (multivitaminici / multiminerali); pare che l’utilizzo di questi integratori sia stato alimentato più che altro dalle affermazioni di marketing degli ampi benefici e non da un reale beneficio per la salute, provato scientificamente.
Come antiossidante (ma anche antinfiammatorio naturale), un’eccezione sul capitolo tumori la fa la Curcumina, che potrebbe avere un qualche effetto positivo dato lo stretto legame del cancro con lo stato infiammatorio alterato e lo stress ossidativo e date le proprietà antinfiammatorie di questo principio attivo contenuto nella nota spezia Curcuma. Si pensa infatti che possa influire rallentando lo sviluppo tumorale: sembrerebbe essere anche un ottimo radioprotettore, effetto accertato negli animali (topi e ratti). Studi di laboratorio hanno evidenziato che livelli di 8 OHdG-Urinaria (un biomarker del danno al DNA) in ratti, sono risultati significativamente aumentati dall’esposizione a dosi non letali di γ-radiazioni. La somministrazione di curcumina nella dieta per 3 giorni prima e / o 3 giorni dopo l’irradiazione riduce i livelli elevati. La valutazione della sua azione protettiva contro gli effetti a lungo termine ha rivelato che la curcumina ha ridotto significativamente l’incidenza di tumori mammari e dell’ipofisi (Inano H., Int J Radiat Oncol Biol Phys, 2002). Ad ogni modo, rispetto a esperimenti di laboratorio, gli studi umani sono molto limitati, quindi ci sono ancora accertamenti da fare.
Concludendo, vorrei citare quanto sostenuto dall’Istituto Europeo di Oncologia (IEO). Una posizione valida non solo per la prevenzione ma anche per la terapia delle patologie neoplastiche: “consumare integratori alimentari per prevenire le patologie croniche, tra cui i tumori, può avere effetti negativi per la salute. Aumentare la varietà della dieta è invece un ottimo metodo per mantenere l’organismo in salute e prevenire i tumori. Le vitamine, i sali minerali e gli altri composti vanno presi in considerazione come parte integrante degli alimenti che li contengono. Le evidenze scientifiche rafforzano questo concetto dichiarando che la migliore forma di nutrimento è rappresentata dagli alimenti e non dai supplementi. Nella ricerca in campo oncologico ci sono stati casi in cui specifiche integrazioni in persone ad alto rischio hanno avuto un ruolo positivo nella prevenzione di alcuni tipi di tumore: questi risultati non sono utili da applicare alla popolazione sana perché i livelli di integrazione possono essere diversi da caso a caso e un eccesso può causare effetti collaterali anche gravi. Per questo motivo non è prudente raccomandare il consumo di supplementi e integratori alimentari per la prevenzione oncologica”.