Novembre 2, 2015 / Newsletter
IPERURICEMIA: COME PREVENIRLA E CONTROLLARLA GRAZIE ALL’ALIMENTAZIONE
Ad ognuno di noi sarà capitato, almeno una volta, di sentir parlare di Iperuricemia: ma di cosa si tratta e perché è importante tenere sotto controllo questo parametro? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza: l’uricemia è il valore che indica la presenza di acidi urici nel sangue. Questi ultimi sono sostanze determinate dalla degradazione delle purine, ovvero due delle strutture, chiamate basi azotate (guanina e adenina), che costituiscono parte del DNA. Esse provengono in gran parte dalla sintesi endogena delle cellule dell’organismo e in parte più piccola dagli alimenti che introduciamo nel nostro corpo. Ogni giorno i nostri reni eliminano gli acidi urici attraverso le urine per la maggior parte e attraverso le secrezioni digestive in parte più piccola. Ma cosa succede quando l’uricemia si alza e soprattutto perchè questo avviene? Innanzitutto i valori normali oscillano tra 4 e 8 mg/dl, pertanto un soggetto è iperuricemico se presenta valori superiori a 7 se uomo e a 6,5 se donna, dopo dieta ipopurinica della durata di 5 giorni. Tra i fattori che contribuiscono ad aumentare i livelli di acido urico nel sangue vi sono l’obesità, un consumo elevato di alcolici, l’ipertensione, una alimentazione ricca di carni rosse, frattaglie, selvaggina e frutti di mare. Come spiega l’Associazione per le malattie Metaboliche e Cardiovascolari, nella maggior parte dei mammiferi il metabolismo delle basi puriniche adenina e guanina, termina con la formazione di allantoina, sostanza altamente idrosolubile, mentre il suo precursore acido urico, meno solubile, non supera nel plasma la concentrazione di 2 mg/dL. Solo nell’uomo e in altri grandi primati i valori sono più elevati (4-7 mg/dL). Questa diversità dipende dalla mancanza, nell’uomo e nelle grandi scimmie, del gene dell’enzima urato-ossidasi (uricasi). E’ stato ipotizzato che questo evento abbia conferito un vantaggio ai fini della sopravvivenza di mammiferi che si alimentavano con cibi vegetali, e quindi poveri di sale, e che stavano assumendo la posizione eretta. Pertanto una dieta ricca di vegetali sembra conferire un apporto importante per controllare livelli troppo alti di acidi urici. Inoltre, secondo la Fondazione Umberto Veronesi, poche purine e molti carboidrati sono la ricetta contro la Gotta, malattia del metabolismo caratterizzata da attacchi ricorrenti di artrite infiammatoria acuta con dolore, arrossamento e gonfiore delle articolazioni, causati dal deposito di cristalli di acido urico. Essa per altro sta tornando a colpire nel nostro paese, a danno di circa 500 mila italiani. Un numero elevatissimo, ma destinato a crescere secondo le stime della Società Italiana di Reumatologia, a causa di una mancata cultura della ‘buona alimentazione’. La dieta aiuta a potenziare gli effetti dei farmaci, riducendo gli eccessi degli attacchi di dolore. Quelli che si hanno a disposizione per abbassare l’iperuricemia non sono molti; il più usato è l’allopurinolo che agisce bloccando la sintesi di acido urico. Ma al di là del trattamento farmacologico, modificare il proprio stile di vita, riducendo soprattutto il peso e correggendo l’alimentazione risulta determinante. Tanto più che una concentrazione elevata di acidi urici può anche portare a nefropatie acute o croniche, e risulta essere associata a ipertensione, sindrome metabolica, diabete mellito e problemi cardiovascolari. Sarebbe quindi utile impostare una dieta ricca di carboidrati complessi (amido) che aiuta l’escrezione di acido urico e ridurre l’apporto di lipidi e fruttosio (presente soprattutto nei dolci e nella frutta zuccherina ed essiccata come cachi, fichi, uva e banane) che ne favorisce la ritenzione. Mantenere una buona idratazione, bevendo almeno 2-3 litri di acqua al giorno. Evitare i digiuni e le diete fortemente ipocaloriche, soprattutto basate sulla riduzione o eliminazione di carboidrati. Evitare l’alcool, la cui ingestione soprattutto sotto forma di superalcolici, oltre a favorire la produzione di acido urico da parte dell’organismo e la sua precipitazione nelle articolazioni, ne riduce l’eliminazione da parte dei reni. Ad ogni modo, ridurre il peso, se in eccesso, è l’arma più efficace per combattere i livelli di uricemia. Una alimentazione equilibrata, studiata insieme al medico specialista o nutrizionista in relazione alle esigenze nutrizionali individuali ed associata ad attività fisica, può contribuire a ridurre gradualmente peso e circonferenza addominale. È infatti soprattutto la quantità di grasso depositata intorno al giro vita a influenzare maggiormente i livelli di uricemia. Valgono poi tutte le altre indicazioni in merito alla riduzione di grassi soprattutto di origine animale, di bevande e alimenti dolci, all’assunzione di almeno cinque porzioni di frutta al giorno (le ciliegie in particolare sono efficaci contro l’uricemia) e di verdura. Inoltre uno studio sperimentale ha evidenziato che potrebbero esserci correlazioni tra il deficit di vitamina D, problema mondiale, e l’iperuricemia, anche se ancora non è stato determinato quale sia l’associazione causale (Takkinstian, 2015), pertanto sono necessari degli approfondimenti. Di seguito una tabella che riassume i cibi da evitare, quelli da limitare e quelli che non rappresentano un problema.
Melissa Finali