Novembre 15, 2014 / Articoli
Viviamo più a lungo…ma sempre più ammalati!
Pubblico con grande piacere e onore l’articolo di Patrizia Gentilini, medico oncologo ed ematologo, parte attivissima di ISDE (medici per l’ambiente) e presidente della sede ISDE di Forlì. Lo stile della dott.ssa Gentilini è sempre molto chiaro ed incisivo e ci aiuta a fare luce su un’apparente discrepanza che è sotto i nostri occhi in questo periodo storico: da una parte la stampa e i media in generale ci dicono che si vive più a lungo, dall’altra la nostra esperienza quotidiana è costellata di amici e parenti giovani che prendono farmaci e che si ammalano. Ormai alcune malattie come ad esempio l’ipotiroidismo autoimmune e le allergie nei bambini , hanno raggiunto una frequenza tale da essere diventate “normali”…ma è normale vivere da ammalati? quale sarà il nostro futuro? buona lettura.
COME STIAMO IN SALUTE?
Patrizia Gentilini
patrizia.gentilini@villapacinotti.it
Una delle più frequenti obiezioni che viene mossa a noi medici “allarmisti” è che, in barba ai rischi ambientali, la speranza di vita – almeno nei paesi occidentali – non solo è cresciuta, ma sta ulteriormente aumentando. Sembrerebbe quindi che i veleni ( metalli pesanti, agenti cancerogeni, diossine, particolato ultrafine, pesticidi, radiazioni e chi più ne ha più ne metta….) per i quali tanto ci agitiamo, non fossero poi così pericolosi né in grado di danneggiarci più di tanto.
Forse, ancora una volta, purtroppo, i dati ci danno ragione: anche i più recenti dati dell’Eurostat confermano ciò che da alcuni anni era noto, ossia che nel nostro paese aumenta sì l’aspettativa di vita alla nascita, ma è purtroppo in drastica diminuzione la speranza di vita in salute, ovvero viviamo di più ma sempre più da ammalati!
Cosa ci dice questo grafico?
Nel 2004 l’Italia era, come si può vedere dal grafico linea verde, fra i migliori paesi in Europa e per chi nasceva nel 2004 le femmine , all’età di 65 anni, avevano mediamente altri 11 anni da vivere in salute ed i maschi oltre 12. Per i nati nel 2012 invece la speranza di vivere in salute dopo i 65 anni è di 7 anni per le femmine e di quasi 8 anni per i maschi e siamo addirittura al di sotto del valore medio che si registra in Europa! Come è stato possibile “perdere” in soli 8 anni oltre 4 anni di vita in buona salute per i nuovi nati?
Cosa sta succedendo?
E’ sotto gli occhi di tutti che la nostra salute sta rapidamente deteriorandosi per l’aumentare di patologie cronico-degenerative, in particolare malattie metaboliche, diabete, ipertensione, patologie endocrine, neurodegenerative (in particolare malattia di Alzheimer e morbo di Parkinson) e disturbi neurocomportamentali: per le patologie dello spettro autistico vi è nei bambini un incremento di prevalenza da 1:1200 a 1: 88 in tre decenni!
Anche il cancro, in particolare alcuni tipi di tumore quali prostata, pancreas, mammella, tiroide, linfomi, è in aumento e ciò che più sconcerta è che ormai ad essere affetti non sono solo gli anziani, ma sempre più spesso giovani e bambini. Purtroppo anche qui, ancora una volta, il nostro paese ha un ben triste primato: come si evince dalla sottostante Tabella nei paesi del Nord Europa (NORDCAN) si registrano annualmente, per ogni milione di bambini maschi da 0 a 14 anni 169 nuovi casi di cancro e nelle femmine 150 . Negli Stati Uniti se ne registrano nei maschi 179 e nelle femmine 159 mentre in Italia rispettivamente 191 nei maschi e 163 nelle femmine.
Cosa dobbiamo pensare?
Certamente anche la crisi che coinvolge il nostro paese ( ma che certo non risparmia anche gli altri paesi europei) ha un ruolo non secondario, ma dobbiamo chiederci se altri fattori possono entrare in gioco, fattori non solo legati allo “stile di vita” (costantemente invocato tanto da farci spesso sentire in colpa per le disgrazie che ci capitano) ma anche a fattori non dipendenti dalle nostre scelte quali i fattori ambientali, ovvero dove viviamo, quali inquinanti ci sono nell’aria che respiriamo o nel cibo che mangiamo e che sono tanto più pericolosi quanto più precocemente avviene l’esposizione.
E’ ormai assodato che la vita fetale è il momento più cruciale per la nostra salute non solo nell’infanzia ma anche nell’età adulta e che molte patologie possono avere la loro origine in una sorta di “sprogrammazione” di tessuti ed organi che avviene già nella vita intrauterina.
Numerosi studi condotti in Europa e USA hanno rilevato la presenza di centinaia di molecole chimiche di sintesi, molte delle quali estremamente pericolose, tossiche e cancerogene (mercurio e metalli pesanti in genere, ritardanti di fiamma, pesticidi, PCBs e altri perturbatori endocrini) in placenta, nel sangue cordonale e nel latte materno e lavori pubblicati su prestigiose riviste come Lancet hanno messo in relazione l’insorgenza di tumori e disturbi cognitivi nell’infanzia con esposizioni ambientali.
In particolare nel novembre del 2006 un articolo pubblicato su The Lancet a firma di un pediatra (Landrigan) e di un epidemiologo (Grandjean), della Harvard School of Pubblic Health aveva posto con forza il problema di una possibile “pandemia silenziosa” circa i danni neuro-psichici che si starebbe diffondendo, nell’indifferenza generale, interessando il 10% dei bambini del cosiddetto mondo occidentale. A distanza di sette anni gli stessi Autori (Grandjean e Landrigan) hanno aggiornato, ancora sulle pagine di Lancet, i dati della letteratura scientifica sul “pandemia silenziosa”, sottolineando come alcuni recenti studi prospettici, in cui sono state misurate le esposizioni materno-fetali, abbiano hanno documentato effetti neurotossici a livelli di esposizione molto più bassi di quelli prima ritenuti sicuri.
Come è possibile che queste problematiche siano così gravemente trascurate non solo dai politici che compiono costantemente scelte dalle indubbie conseguenze sulla nostra salute (si pensi al riutilizzo delle ceneri degli inceneritori nel cemento o al via libera alle trivellazioni per la ricerca del petrolio del recente decreto “sblocca Italia”), ma spesso dalla stessa classe medica, volta più a cercare di porre rimedio che a preoccuparsi adeguatamente di indagare ed operare per rimuovere i rischi ambientali?
Concludendo
Risulta difficile non pensare che i tristi primati sopra ricordati non siano correlati all’altro triste primato che deteniamo nel campo della corruzione: l’ultima graduatoria di Transparency International segna infatti un grave arretramento del nostro Paese per cui, rispetto al 2011, su 174 nazioni prese in considerazione, l’Italia scivola dal 69esimo al 72esimo posto, superata da Ghana, Romania e Brasile. Va ricordato che un paese corrotto non paga solo un prezzo sul piano economico, ma anche sul piano ambientale perché, ad esempio, i controlli sono assenti o inadeguati ed un paese più inquinato è anche un paese più ammalato. Crediamo che sia davvero inutile continuare a chiedere soldi per la ricerca o l’assistenza se non si sposta con fermezza l’attenzione anche sul versante della riduzione dell’esposizione agli inquinanti ambientali, ovvero sulla Prevenzione Primaria.
Bibliografia
Grandjean P, Landrigan PJ. Developmental neurotoxicity of industrial chemicals. Lancet 2006;368:2167–2178
Grandjean P, Landrigan PJ. Neurobehavioural effects of developmental toxicity. Lancet Neurol 2014;13:330-38.
Franco
16 Novembre 2014 - 00:57Se mai ci fosse stato bisogno di un’ulteriore conferma sulla drammaticità riguardo alla salute in generale e nel particolare agli argomenti trattati in questo illuminante e alla fine anche coraggioso articolo della Dr.ssa Patrizia Gentilini e che riguarda tutti. Credo che solo persone incoscienti possano rimanere insensibili, per usare un eufemismo, ai problemi che dolenti o nolenti siamo chiamati ad affrontare.
Purtroppo non esistono bacchette magiche per rispondere ad una così vasta problematica che, se non altro, ci presenta ancora una volta l’opportunità e la necessità inderogabile di prendere coscienza di come siamo e in parte ci siamo “costretti” a vivere in un ambito che non attiene più solamente all’ambiente, e di conseguenza la salute, così deteriorato. Certamente ognuno di noi può e deve misurarsi con le scelte del proprio stile di vita molte volte inadeguate, per usare un altro eufemismo, a delle reali necessità. Necessità che sono anche spesso indebitamente stimolate da perverse strategie di comunicazione del mercato e dell’economia.
Detto questo mi chiedo se vivere più a lungo ma più ammalati e con prospettive a dir poco preoccupanti sia così vantaggioso e abbia veramente senso. E poi è ineluttabile questa situazione o è una conseguenza di qualcos’altro?
Alla luce dei risultati così come appaiono e dimostrano le ricerche prese in esame, credo si possa affermare che una tale situazione sia una conseguenza delle non più definibili miopi ma evidentemente cieche scelte politiche messe in atto da personaggi “incapaci” e molte volte ideologicamente, e non solo ideologicamente, corrotti che hanno scambiato e confuso il dovere di lavorare per il bene comune di una società civile con l’asservimento alle esigenze di quelle società per azioni che nulla hanno a che fare con la logica della vita e del benessere di tutti. E’ altresì non più tollerabile che nessuno dei personaggi che determinano scelte scellerate non sia mai, o solo raramente, chiamato a rispondere in prima persona delle proprie responsabilità.
Rimane sempre pressante l’interrogativo di cosa sia possibile fare in maniera incisiva per affrontare e cominciare a controvertire questa situazione, oltre alla denuncia e all’informazione e a quanto indicato da Carlo Modonesi durante la conferenza “Dalla terra alla tavola” alla quale hai dato anche tu Michela il tuo contributo, e che in soldoni diceva di stare con il fiato sul collo dei nostri amministratori locali soprattutto riguardo alle scelte ambientali.
Nell’immediato giro a tutti i miei contatti l’articolo della Dr.ssa Gentilini con la richiesta di fare altrettanto a chi lo riceve.
Un doveroso e sentito ringraziamento alla Dr.ssa Gentilini che spero saremo in tanti a testimoniarle direttamente.
Grazie Michela anche per questa importante e puntuale comunicazione
Un caro saluto
Franco