Dicembre 29, 2013 / Articoli
Mangiare sano costa di più?
Una meta-analisi (ovvero un confronto tra numerosi studi) condotta dalla Harvard School of Public Health ha messo in luce che consumare una dieta sana costa circa 1,5 dollari di più al giorno; questo potrebbe essere un peso notevole per una famiglia a basso reddito, ma rimane irrisorio se comparato ai costi sanitari che si devono sostenere per le malattie provocate da un’alimentazione scorretta… ed il fenomeno della mancata cura per problemi economici è una grossa piaga che sta dialgando anche in Italia…
A questo punto la domanda che potrebbe venire in mente è: sarei disposto a spendere 550 $ all’anno (che corrispondono a circa 752 euro) in cambio di una buona salute sul breve e lungo termine? Credo che la maggior parte di noi risponderebbe affermativamente.
Penso che, tranne qualche rara eccezione, potremmo tutti essere d’accordo sull’inestimabile valore della nostra salute. Sicuramente, come suggerisce uno degli autori, un aumento della richiesta di cibi salutari potrebbe portare ad una produzione più ampia degli stessi permettendo di abbattere i costi elevati, ma soffermandomi su questo mi sono chiesta: come si possono produrre cibi sani in questo modo? Come può un tipo di produzione industriale, stile “catena di montaggio” fornire dei cibi sempre freschi, appena raccolti, di ottima qualità e in quantità adeguate per soddisfare tutte le esigenze?
A mio avviso appare come una forte contraddizione.
Vorrei allora lasciarvi con qualche spunto di riflessione: cosa succederebbe se invece si incentivassero le produzioni locali, se si seguissero le stagioni come facevano i nostri nonni, se si diminuissero le confezioni iper igieniche e se la base della nostra alimentazione fosse composta di vegetali (cosi come consigliano le linee guida nazionali)? Potrebbe essere una strada da perseguire per spendere meno conservando la salute nostra e dell’ambiente che ci circonda?
Ricordiamo inoltre che a costo bassissimo o anche nullo possiamo autoprodurre piccole quantità di ortaggi, anche sul balcone, possiamo raccogliere erbe spontanee, o utilizzare parti di vegetali considerate di scarto come la barba dei finocchi o la buccia della zucca.
Per chi vuole approfondire ecco la traduzione dello studio: A Boston (Massachusets), la dieta più salutare costa circa 1,5 dollari in più al giorno rispetto alla dieta meno salutare, secondo la nuova ricerca condotta dalla Harvard School of public Health (HSPH). I risultati sono basati su un’analisi completa dei prezzi attuali di cibi più o meno salutari. Lo studio è stato pubblicato in rete il 5 Dicembre 2013 sul BMJ (British Medical Journal) Open. “La gente dice spesso che i cibi più sani sono più cari e che questi costi limitano fortemente le abitudini alimentari”, afferma il principale autore dello studio Mayuree Rao, un giovane ricercatore membro del Dipartimento di Epidemiologia all’HSPH, “ma ad oggi, l’evidenza scientifica per quest’idea non è stata validata, né sono state caratterizzate le differenze di costo”.
Per risolvere questo dilemma, i ricercatori dell’HSPH hanno condotto una meta-analisi su 27 studi, da 10 paesi ad alto reddito, che includevano prezzi di singoli cibi e prezzi di modelli dietetici salutari o meno. Sono state valutate le differenze di prezzo per porzione e per 200 kcal di particolari tipi di cibo e prezzi per giorno e per 2000 kcal (introito calorico medio raccomandato per gli adulti dal Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti) di un modello alimentare. Entrambi i prezzi, per porzione e per kcal, sono stati stimati poiché possono variare in base all’unità che si usa per il confronto.
I ricercatori hanno trovato che i modelli dietetici più salutari – per esempio diete ricche in frutta e verdura, pesce e semi oleosi – costano significativamente di più rispetto a modelli dietetici scorretti (per es. diete ricche in cibi conservati, carne e grani raffinati). In media, la dieta sana costa circa 1,5 dollari in più al giorno rispetto a quella considerata meno salutare.
I ricercatori suggeriscono che le diete non sane possono avere un costo ridotto grazie alle politiche delle industrie alimentari, le quali si sono focalizzate sulla produzione di massa di merce economica. Questo tipo di produzione permette la formazione di “una complessa rete di industrie, magazzini, trasporti, lavorazione, produzione e tecniche di marketing che favorisce la vendita di cibi altamente trattati per il massimo profitto industriale”. Trasportare questa realtà, dicono, in modo da creare una struttura simile per supportare la produzione di cibi salutari potrebbe aumentare la disponibilità – e ridurre i prezzi – di questi ultimi.
“Questo studio fornisce il quadro più completo e attuale sulle reali differenze di costi delle diete salutari” dice Dariush Mozaffarian, autore più anziano e professore associato alla HSPH e alla Harvard Medical School. “Anche se le diete sane costano di più, la differenza è più piccola di quello che ci si potrebbe aspettare, ma se si considerano 1,5 $ al giorno per un anno, il costo dovuto ad una dieta sana raggiunge i 550$ per persona. Questo potrebbe rappresentare un carico non da poco per alcune famiglie, perciò abbiamo bisogno di politiche che aiutino ad abbattere questi costi. D’altro canto la differenza di prezzo è davvero piccola se comparata con la spesa sanitaria dovuta a tutte quelle malattie croniche che potrebbero essere drasticamente ridotte con una dieta sana”.
Tra i ricercatori dell’HSPH vi sono anche il membro Ashkan Afshin (Diparimento di Epidemiologia) e Gitanjali Singh (Dipartimento di Nutrizione).
Il finanziamento per lo studio deriva da: GENI (Iniziativa Geni e Ambiente), sovvenzionato dall’HSPH, Istituto Nazionale per Cuore, Polmone, Sangue ed Epidemiologia Cardiovascolare con una borsa di studio in Comportamento, Ambiente e Salute Globale (T32 HL098048), Istituto nazionale del Diabete e di Malattie Digestive e Renali con borsa di studio in Nutrizione Accademica (T32 DK007703).
“Do Healthier Foods and Diet Patterns Cost More Than Less Healthy Options? A Systematic Review and Meta-Analysis,” Mayuree Rao, Ashkan Afshin, Gitanjali Singh, Dariush Mozaffarian, BMJ Open, December 5, 2013.