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Gusto ed industria più che un binomio…un ossimoro?

Si avvicina il tempo delle mense scolastiche, dei ritmi invernali serratissimi, dove le settimane si inseguono invece che susseguirsi.

Si ripresenta il problema dei pasti, delle colazioni, dei pranzi, delle cene…per non parlare delle merende! Bambini e adulti consumeranno i pasti della settimana in mensa…molte colazioni verranno “consumate” al bar.

Prima di lanciarci dallo scivolo senza voltarci indietro per raggiungere le feste natalizie, volevo porre una riflessione sul cibo che consumeremo.

La riflessione arriva da un comunicato che l’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori) ha diffuso (?) già nel 2008: mangiare cibi precotti (in mensa, ma anche in casa o al bar) diminuisce drasticamente la capacità di distinguere i gusti. Questa tremenda realtà è stata rilevata da uno studio austriaco sviluppato da Klaus Duerrschmid, membro della Società europea di scienze sensoriali, in cui si evidenzia come “solo un bambino su tre (dai 10 ai 13 anni) sappia riconoscere bene i quattro elementi “fondamentali” del gusto: dolce, salato, amaro, aspro/acido. Oltre un terzo ne riconosce due, il 25% appena uno, e l’8% nessuno. Le cose non vanno molto meglio con gli odori. Solo uno su 9 è stato in grado di riconoscere gli undici odori sottoposti all’attenzione; uno su due ne ha individuati la metà”.

Visto che non a caso si dice che: “si assapora la vita”, “il gusto della vita” ecc., dedicare un po’ di tempo alla cucina, utilizzare spezie ed aromi in cucina, consumare cibi freschi e prodotti con il giusto rispetto delle regole igieniche e non ipersterilizzati, iperstandardizzati…può aiutare noi e soprattutto i bambini a riassaporare i vari momenti della vita e della giornata, ricordando che, anche attraverso i sapori e gli odori, si intrappolano dentro di noi luoghi ed esperienze di vita vissute. È infatti normale e sano sentir dire ad un bambino che i piselli…gli piacciono solo come li fa la nonna! … ma se la nonna, la scuola, la famiglia comprano tutti lo stesso prodotto industriale, dove andrà a finire tutta questa arricchente esperienza che custodiamo dentro di noi per tutta una vita?

2 Risposte all'articolo “Gusto ed industria più che un binomio…un ossimoro?”

  1. Elda Dalla Bona
    9 Settembre 2011 - 17:15

    sempre pensieri interessanti e informazioni preziose! Adesso capisco perchè mia nipote non si accorge se una cosa ha un buon sapore oppure no! Torneremo a giocare , da nonni i giochi di Kim facendo sentire odori e sapori ad occhi chiusi
    grazie

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    1. Michela Trevisan
      9 Settembre 2011 - 21:03

      che dire…grazie a voi che sapete ancora fare i nonni!

      Rispondi

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