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Basta acquistare biologico? seconda parte

Pat pat, arf arf…eccomi con la seconda parte di “Basta dire bio?”, anche grazie alla sollecitazione di Sonia Toni che via mail manifestava l’ormai inarginabile curiosità per l’attesa seconda parte!

Allarghiamo in questa seconda parte il pensiero al pianeta…pensare in grande ed agire in piccolo…

A volte siamo portati a pensare che acquistare alimenti “biologici” sia sicuramente più vantaggioso per la nostra salute (e questo già abbiamo visto nella prima parte dell’articolo) e anche per quella del pianeta, del suolo, dell’aria, dell’acqua…

E su questo volevo soffermarmi e riflettere insieme a voi questa volta.

Le leggi di mercato convenzionale hanno sedotto anche il mercato del “biologico” che è diventato industria (con filiere certificate bio!), che è diventato grande distribuzione con catene di supermercati dove si tende al monopolio, dove si è persa la diversificazione del prodotto e dove diventa sempre più difficile scegliere, anzi dove non ci rendiamo più conto che potremmo scegliere (ad esempio se volessi acquistare una pasta con grani coltivati in Italia o un olio di girasole con semi di girasole italiani, o semplicemente patate di varietà diverse non solo “bianche” o “rosse”…o chissà cos’altro potrei iniziare a desiderare se mi rendessi conto della varietà del mercato…) e quindi già il primo paradosso: nei negozi della grande distribuzione bio si è persa, invece che favorire, la biodiversità!

Già, proprio la biodiversità che dovrebbe essere l’animo del biologico, ciò che lo distingue e che lo fa sopravvivere, si sta perdendo per omologarsi sulla scia del mercato convenzionale…e sempre sulla scia del mercato convenzionale anche i prodotti bio, forse a qualcuno era sfuggito, con il regolamento 834/2007/CE sono assimilati ai prodotti convenzionali per quanto riguarda la contaminazione da OGM, ovvero: in un prodotto bio possiamo avere per legge e quindi senza obbligo di segnalazione in etichetta una contaminazione “accidentale” dello 0,9% overo 9 g per kg di prodotto (corrispondente a poco meno di un cucchiaio di cereale o di soia per ogni kg)…soglia chiaramente molto al di sopra del limite di rilevazione strumentale…

Eppoi forse dovremmo recuperare un po’ di bio-pazienza…ovvero quella pazienza che l’acquistare bio una volta ci imponeva…aspettare la stagione giusta per ogni alimento. Ma sempre meno consapevolmente acquistiamo prodotti fuori stagione, de serra (ma bio! Non è mica riscaldata!) ma avete mai pensato all’impatto ambientale delle serre? Abbiamo proprio bisogno anche di queste? Per mangiar pomodori e zucchine un mese prima?

Un altro aspetto su cui riflettere, secondo me, è come ci ritroviamo a sostenere la globalizzazione delle culture (la Terra vista come un grande orto in cui ogni regione del mondo si “specializza” in coltivazioni monoculturali) con perdita a precipizio delle biodiversità, quando andiamo al supermarket e acquistiamo prodotti, come ben avrebbe detto mia nonna, “foresti” ovvero stranieri. Pere argentine o fagioli cinesi sono tra i prodotti nei quali incappiamo incappiamo più facilmente…non ho nulla contro argentini e cinesi, ma penso: non sarebbe meglio imparare a conoscere le diverse varietà di pere locali, così potremmo scoprire che ci sono pere per molte stagioni dell’anno ed anche per diversi territori…che alcune ci piacciono ed altre no…cercare produttori di fagioli (vi sfido, ma anche sfido volentieri anche me, ad assaggiar in una vita sola tutte le varietà di fagioli che vengono coltivate in Italia dai monti al mare!) con relative ricette locali da scambiare con gli amici…

Ed ancora…quando acquistiamo al supermercato prodotti “biologici” confezionati (zucchine, pasta, banane, ecc.) ci chiediamo mai quanti kilometri abbiano percorso? Con che mezzi?

A volte, anche se siamo attenti ad acquistare prodotti italiani, non ci rendiamo conto che il grano viene raccolto in diverse parti d’Italia, convogliato in un unico punto per la macinazione, spostato per essere lavorato e trasformato in pasta, biscotti, pane e poi distribuito capillarmente in tutti i supermarket del bio…o ancora che la verdura o la frutta raccolte a pochi kilometri dalla nostra abitazione vengono portati al centro di confezionamento che magari sta dall’altra parte del nostro Bel (e lungo) Paese per poi esser distribuiti in tutta Italia ed anche nel supermercato sotto casa nostra…ma così si muove l’economia, si costruiscono strade…lavori pubblici che danno posti di lavoro…si costruiscono camion, si acquista petrolio…ma forse una parte delle persone che acquista “biologico” lo fa anche per cercare di dare una svolta proprio a questo tipo di economia, di impiego lavorativo…

Ed infine ma non ultimo, è vero che il tempo non basta mai per fare tutto, ma abbiamo proprio bisogno dei prodotti bio già precotti, preconfezionati, verdure bio prelavate? Possiamo ancora considerarli bio in senso lato? Gettare un sacchetto di plastica per 125 g di insalatina già lavata? (tanto poi si riclica!!!) sostenere un’industria che produce cibo di terza e quarta gamma (scatole, sacchetti, surgelati bio…), non voglio dire che non vanno mai utilizzati, ma che hanno sicuramente un impatto ambientale da non sottovalutare…

 

Fermiamoci allora a riflettere prima di entrare al supermercato e prima di aprire il portafoglio….forse è meglio guardare negli occhi la persona a cui diamo il nostro denaro e vedere concretamente come lo reinvestirà…questo magari ci potrebbe preservare anche dalle frodi bio-certificate di cui potete leggere un breve articolo qui…e se al supermercato qualche volta ci entriamo, ricordiamoci di non lasciare il cervello parcheggiato fuori!

Va là, vado in orto a raccoglier una lattuga per il pranzo…

2 Risposte all'articolo “Basta acquistare biologico? seconda parte”

  1. barbara
    14 Giugno 2011 - 16:50

    Sante, santissime parole.
    Chi fa del bio il business del momento e chi pensa di far bene consumando come prima ma con un’etichetta in più…
    E’ l’educazione alimentare e dei cicli della terra che manca!!!

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    1. Michela
      2 Luglio 2011 - 10:58

      è la lista della spesa che va cambiata, il resto viene tutto di conseguenza!

      Rispondi

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