Febbraio 14, 2011 / Articoli
Quante se ne dicono sul…latte!
Eccone alcune.
Oggi cercando del materiale per preparare una lezione sui latticini sono incappata in questo bell’articolo dal titolo promettente “Bere 4 bicchieri di latte al giorno riduce il rischio di fratture”…già stavo pensando di dover capire se lo studio era consistente, statisticamente ben piantato…ma è bastato leggere la sintesi fino alla fine… lo studio è stato effettuato, su 930 persone, somministrando a metà del gruppo1200 mg di calcio per 4 anni … provate a fare un confronto tra il titolo dell’articolo e le conclusioni del lavoro scientifico…
non so voi cosa ne pensiate, ma dimostrare che 1200 mg di calcio prevengono le fratture non mi sembra equivalente all’affermazione (brandita nel titolo!) che 4 bicchieri di latte, poiché contengono 1200 mg di calcio producono sicuramente lo stesso risultato! Aggiungerei addirittura che da uno studio così non si può nemmeno concludere che è necessario assumere 1200 mg di calcio al giorno attraverso gli alimenti per prevenire le fratture, perché la presenza di altre sostanze (fibre, proteine, vitamina K, ecc.) può aiutare o inibire l’utilizzo del calcio presente ovvero la sua biodisponibilità ed il suo metabolismo. E così accade nel latte.
Il latte è un alimento complesso, che contiene anche proteine e grassi saturi che non favoriscono un buon utilizzo del calcio. Se qualche studio serio avesse confermato l’efficacia del latte nel prevenire le fratture non sarebbe servito questo giochetto di prestigio, questo tirar per i capelli delle conclusioni ottenute utilizzando un integratore!
Potete scaricare l’articolo originale qui.
Sempre a proposito di latte vi inserisco anche un articolo passatomi dall’amica Lucia di Colle Val d’Elsa… si commenta da solo
Dal Tirreno di oggi:
Bar e allevatore di Pietrasanta rischiano una multa salata. Vietato il
cappuccino preparato col latte fresco delle mucche.
PIETRASANTA. L’Asl vieta il latte fresco nel cappuccino. Non è una battuta, ma quello che è successo alla pasticceria Margherita di via Mazzini a Pietrasanta. Che da qualche mese aveva lanciato il cappuccino prodotto con latte fresco di un’azienda locale, per la precisione della
campagna pietrasantina. Un’idea brillante in linea con la nuova filosofia dei prodotti a km zero. Invece del latte della Centrale di Viareggio che arriva dalla Pianura Padana (ma questo vale anche per altre aziende delle zona), un bel latte che veniva munto la sera, bollito la notte e servito la mattina.
Troppo bello. Perchè l’Asl ha deciso che questa procedura era fuori legge. E così ha vietato il cappuccino al latte fresco appena munto ed è corsa all’allevamento nella campagna pietrasantina per capire come funzionavano le cose. La hanno trovato la vacca Rosina e altre sue
colleghe di razza frisona una ventina in tutto — intente a fare il loro lavoro dalla signora Angela Tommasi in via Africa. Che ha rischiato anche una multa da 6mila euro. Lei che rifornisce anche il punto vendita aperto dai coltivatori diretti.
L’arcano sta nelle leggi della Comunità europee. Norme igieniche imposteagli euro burocrati di Bruxelles dalle multinazionali del cibo (i nomi più o meno noti come Unilever, Nestlè, General food, etc). «La questione è molto semplice — spiegano alla Margherita, dove sono rimasti malissimo della vicenda — che quel latte per essere usato nel cappucino al bar deve essere pastorizzato in un’azienda certificata. Tipo una centrale del latte. Il fatto che noi lo bollissimo non significa niente». Alla Margherita si sono rivolti anche alla Cia, confederazione italiana agricoltori, ma hanno avuto conferma che non c’è niente da fare. La norma è comunque arzigogolata: alla Margherita non possono usare il latte dell’Africa per fare il cappuccino, ma
lo possono impiegare per preparare il gelato (dopo averlo bollito). I tecnici dell’Asl applicano le leggi, come è giusto che sia. Ma sarà il caso di iniziare a ribellarci contro certi diktat di Bruxelles. Qualche anno fa le norme igieniche portarono al sequestro di quintali di lardo di Colonnata. Perché le conche di marmo in cui si stagionava la groppa del maiale da decenni, non era più a norma igienica. Alla fine le norme Ue si sono adeguate alla tradizione, ed il lardo fu «liberato». Ma il merito — lo dice la storia — fu solo del governo francese. Per difendere i suoi 200 formaggi, l’Eliseo impose all’Unione europea l’«eccezione culturale» alle norme igieniche. Sarà il caso che certe «eccezioni culturali» comincino ad essere applicate anche in Italia.
C. Benzio