Novembre 21, 2010 / Articoli
Il costo del cibo
foto zona market.com
Leggendo il sommario del numero di novembre della prestigiosa rivista American Journal of Clinical Nutrition, sono rimasta piacevolmente sorpresa perché accanto a tutti gli interessantissimi articoli di nutrizione in senso stretto relativi ad obesità, problematiche cardiovascolari, gravidanza, infanzia, ecc. ecc. cosa vedo? Ben due articoli in cui i gruppi di ricercatori si pongono delle domande sui costi dell’alimentazione e su come gli americani orientano la spesa quando hanno a disposizione scarse riserve economiche…ma devo dire che rispecchia esattamente ciò che sta accadendo qui da noi…
Da questi articoli emerge che chi ha un reddito basso ha anche un’alimentazione meno salutare e di conseguenza è più esposto al rischio di ammalarsi.
Gli autori di uno dei due articoli arrivano ad una conclusione molto interessante, che dovrebbe far fare ad ognuno una riflessione su com’è utilizzato il budget: organizzando bene la spesa, acquistando ad esempio meno carni rosse, meno formaggi e più legumi, cereali e semi oleosi, con lo stesso budget è possibile avere un’alimentazione sana e preventiva rispetto a diabete, malattie cardiovascolari, depressione, ecc. e che il miglior investimento è la dieta basata sui cibi vegetali (plant-based diet)… che non significa mangiare SOLO vegetali, ma mettere il vegetale al centro della nostra alimentazione ed i prodotti animali come completamento.
Nell’altro articolo gli autori si dilettano mettendo a confronto il costo per caloria degli alimenti dolci e base di farine raffinate con quello di frutta e verdura. Emerge che i primi sono nettamente più economici! Questo aiuta a spiegare perché alimenti a basso costo, molto ricchi di calorie ma molto poco nutrienti siano alla base dell’alimentazione di persone a basso reddito e spesso anche a basso livello di scolarizzazione.
Ma a queste conclusioni era già arrivata Eva Munster, una ricercatrice tedesca che nel 2009 pubblicava un dettagliato lavoro sulla correlazione tra il livello di indebitamento personale e l’obesità…pensate i livelli di obesità degli USA dove è scoppiata la famosa bolla dei mutui subprime…
Del rapporto tra basso reddito, alimentazione di bassa qualità ed aumento dell’incidenza di numerose malattie e di depressione, se ne parla comunque da molto tempo. Potete leggervi ad esempio l’interessante rapporto dell’ILO (Ufficio internazionale del lavoro) del 2005, “un regime alimentare troppo povero o un’alimentazione troppo ricca sul luogo di lavoro può provocare una perdita di produttività del 20 per cento. La malnutrizione colpisce circa un miliardo di persone nei paesi in via di sviluppo (PVS), mentre l’eccesso di peso e l’obesità coinvolge un numero analogo di persone per lo più nei paesi industrializzati”.
Nonostante tutte queste evidenze nulla viene fatto per migliorare la qualità del cibo nelle mense lavorative e scolastiche, per aiutare la popolazione a capire che il vero risparmio non è acquistare necessariamente il cibo meno costoso, ma bensì cambiare modo di organizzare il menù quotidiano di tutta la famiglia.
Fabio Villamagna
22 Novembre 2010 - 12:07Buongiorno, leggo con piacevole sorpresa che quanto indicato nella mia personale mail a lei inviata, trova un ulteriore conferma:la scarsa disponibilità economica porta inevitabilmente all’acquisto di prodotti economici, quindi di bassa qualità passando inevitabilmente sopra al concetto che “alimentazione” e “nutrizione” non sono la medesima cosa. Senza quindi soffermarsi a riflettere che non è necessario spendere di più per fare scelte sane.