Ottobre 6, 2010 / Articoli
Celiachia: una questione di ambiente?
foto veronasera.it
Qualche giorno fa ho partecipato ad un convegno intitolato “Celiachia 2010, corso avanzato”.
Ero molto interessata, ma non mi aspettavo nulla di così sorprendente…ed invece…
Ha aperto i lavori il dott. Fasano direttore del Centro di Ricerca sulla Celiachia e Biologia Mucosale dell’Università del Maryland a Baltimora, ma di chiarissime origini napoletane!
Ciò che mi ha entusiasmato, oltre al fatto di vedere ricercatori appassionati che prendono ogni scoperta come punto di partenza e non di arrivo (insomma come dovrebbe essere) è stato l’approccio…passatemi il termine…poco “medico” e molto “biologico” delle considerazioni.
Non vi tengo ulteriormente sulle spine!
La riflessione che Fasano (curatore insieme a Carlo Catassi di un interessante blog) ha condiviso è la seguente (spero di riportarla correttamente!):
la celiachia è una malattia autoimmune promossa da due fattori: la base genetica (presenza di DQ2 e DQ8) e un fattore ambientale ovvero l’introduzione di glutine con la dieta.
Ma non tutto si spiega così: una piccola percentuale di celiaci non ha la genetica (9%), non tutti quelli che hanno la genetica manifestano la malattia, alcuni la manifestano nella primissima infanzia, altri oltre i settant’anni!!! (sì proprio così si può diventar celiaci a qualsiasi età), altri non la manifesteranno mai!
Possiamo aggiungere anche che da alcuni anni si cerca di capire come mai la malattia celiaca abbia avuto un trend di crescita così incalzante negli ultimi decenni e le ipotesi più plausibili finora sono state:
- utilizzo di cereali a più alta concentrazione di glutine (grano creso e affini, raffinazione
- abbandono dell’uso settimanale di altri cereali come il riso, il mais -polenta)
- aumento della sensibilità diagnostica e della popolazione oggetto di screening
Ma Fasano da tempo ritiene che questo non sia sufficiente a spiegare il brusco incremento e soprattutto quei celiaci potenziali che covano la malattia a volte per tutta la vita…e allora chi può essere il colpevole? O chi può contribuire a scatenare questa risposta immunitaria?
Il Microbioma! Ovvero la flora batterica intestinale!
Quando ha iniziato a parlare di “Ipotesi igienista” come cofattore di insorgenza della celiachia, mi sono quasi commossa. Chi mi conosce sa ben da quanti anni mi appassiona questo tema (potete anche approfondirlo sul mio libro “Liberi da allergie ed intolleranze”, ed. Terra Nuova 2009).
E cosa significa “Ipotesi igienista”?
Fasano ha fatto un bellissimo parallelo tra il nostro genoma visto come un pianoforte e la flora batterica intestinale vista come il pianista. Se il pianoforte ha dei tasti rotti (leggi geni portatori di malattia) dipenderà dalla musica suonata e quindi dal pianista far emergere i difetti del pianoforte o tenerli celati. Quando il pianista cambia (leggi: cambia la flora batterica intestinale per terapie con antibiotici, vaccinazioni, alterazioni ormonali, stress eccessivo, ecc.), cambierà la musica suonata e…tutto d’un tratto diventa evidente che il pianoforte è rotto!
Ma non è tutto!
In uno studio effettuato sulla flora batterica nei neonati è emersa una stretta correlazione tra la totale mancanza della popolazione dei Batterioides nella flora batterica intestinale dei bambini ed il rischio di sviluppare la celiachia.
Ed ancora…il rischio di sviluppare celiachia è aumentato dalla nascita non attraverso il canale vaginale bello popolato di miliardi di batteri, funghi, ecc. ma…da taglio cesareo con nascita in ambiente asettico!
Mi sembra che da meditare ce ne sia proprio un bel po’, per tutti, professionisti, cittadini, autorità sanitarie, mezzi di informazione…
Teresa
8 Ottobre 2010 - 08:10Davvero interessante quello che stamane ci comunica!
Anch’io sono una biologa,anche se sono stata solo un insegnante in un liceo scientifico fino a 2 anni fa.
La ringrazio molto e una buona giornata
Teresa
PS) Può il muco nasale essere interpretato come un eccesso di glutine nell’alimentazione?