Educazione alla salute: come, quando e perchè

Durante il primo convegno di Nutrizionisti per l’Ambiente tenutosi il primo Aprile a Mestre, in cui si è parlato di molte interessanti tematiche inerenti il mondo della salute del bambino, abbiamo cercato anche di riportare delle esperienze concrete di progetti educativi che noi “NUPA’s” cerchiamo di diffondere nelle nostre rispettive Regioni di appartenenza, perché crediamo fermamente che agli intenti vadano necessariamente affiancati i fatti.

A partire da questa volontà, abbiamo cercato di coinvolgere scuole, mense scolastiche, comitati dei genitori, associazioni private, regioni, comuni, per dar vita a progetti educativi riguardanti non solo l’alimentazione ma anche la salute ambientale in genere, dal momento che la responsabilità di istruire, educare e formare le giovani generazioni è un po’ di tutti noi adulti e l’educazione alla salute, come processo finalizzato all’acquisizione del benessere fisico, psichico e sociale, è indispensabile per la crescita dei futuri adulti.

Tali interventi educativi devono integrare i percorsi di formazione, in una dimensione interdisciplinare e trasversale ai campi di esperienza partendo dalla scuola dell’infanzia, sotto forma di gioco, proseguendo nella scuola primaria dove comincia il processo cognitivo e allora ci si può spingere a qualcosa di più “concreto”. Interventi di prevenzione primaria diventano una necessità soprattutto alla luce del progressivo cambiamento dello stile della vita e dei ritmi lavorativi che hanno portato a profonde modificazioni delle abitudini alimentari familiari, con la diffusione, nella popolazione infantile, di una alimentazione scorretta e di una scarsa sensibilità alle tematiche ambientali.  

E’ proprio in età prescolare e scolare che si impostano le abitudini alimentari del bambino, perciò chiunque si occupi di divulgazione dei sani stili di vita, di formazione e soprattutto chi ha un ruolo educativo in genere, diventa responsabile di educare e guidare non solo i bambini ma anche le famiglie e la collettività, riprendendo in mano le tradizioni culturali e culinarie del territorio.

Ma quali sono i punti focali che una attività di educazione alla salute dovrebbe tenere presente quando si tratta di dover cogliere l’attenzione ma soprattutto l’interesse di un bambino? Andiamo per punti:

Learning by doing, ovvero imparare facendo, senza dover per forza solo memorizzare, ma anche e soprattutto comprendere. Stiamo parlando di “attivismo pedagogico” nonché della più aggiornata didattica. Ma all’azione si deve accompagnare il pensiero, quindi “learning by thinking” in modo da imparare a risolvere problemi in ogni situazione.

Cooperative Learning, ovvero fare discutendo e riflettendo non solo con se stessi ma anche con gli altri. Imparare a lavorare in team. E per fare tutto questo bisogna essere motivati e appassionati, ed è questo il ruolo dell’educatore: motivare e appassionare per stimolare il pensiero, soprattutto quello critico. E’ importante promuovere lo sviluppo delle relazioni interpersonali attraverso la creazione di un clima sereno, di apprendimento e gioco.

– Filosofia “hands-on”, ovvero toccare con mano per imparare e fissare i concetti trattati. Questa filosofia trova fondamento a San Francisco, precisamente all’Exploratorium, Science Centre creato da Frank Oppenheimer e tempio della divulgazione scientifica. Il percorso seguito durante la realizzazione di un progetto educativo dovrebbe essere “logico – sperimentale”, per permettere ai giovani interlocutori di avvicinarsi ai concetti trattati in maniera più comprensibile grazie all‘esperienza pratica. Poche chiacchiere e molta sostanza, detta in breve.

– “Edutainment”, ovvero educare divertendo, semplificando i concetti senza banalizzarli e caratterizzando l’attività da un ritmo incalzante, dando continui stimoli, evitando i momenti morti e scongiurando la noia. In pratica, dovrebbe tornare un po’ bambino anche l’operatore, pur mantenendo la sua autorità.

In attività di questo genere diventa di conseguenza fondamentale valorizzare il rapporto tra scuola o qualsiasi altro ambiente educativo e famiglia, attraverso forme di integrazione e coinvolgimento innovative, allontanando gradualmente i bambini e i genitori dai messaggi ingannevoli e dai “falsi bisogni” proposti quotidianamente dalla pubblicità.
Tutto questo è importante per condurre un bambino alla graduale formazione di una personalità critica e creativa, capace di mettere in discussione i dati dell’esperienza senza accettarli passivamente. E’ necessario imparare a riflettere, l’educatore deve stimolare con domande che non sono retoriche ma devono portare l’interlocutore ad effettuare un ragionamento, ad interpretare, a lavorare, a discutere e a scoprire attraverso il fare e l’agire diretto.
Infine è importante che un percorso venga costruito in base alle esperienze e alle abitudini proprie del bambino (o di un gruppo di bambini della stessa età), in modo da impostare la modalità di linguaggio oltre che l’attività stessa, per sviluppare la graduale acquisizione di conoscenze, competenze, rispettando le singole abilità di ogni bambino, perché come diceva Albert Einstein “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”.

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